ANNO NUOVO E PERCORSI DA SEGUIRE PER UNA VERA RINASCITA DELLA CIVILTA’ CRISTIANA
Fu compito di San Benedetto, nel sesto secolo, trasformare il monachesimo in una vita che gli uomini normali potessero sopportare. Invece di lasciare che gli uomini si inaridissero nell’adorazione di se stessi tentando di diventare eroi di resistenza fisica, San Benedetto trasferì nell’intimo l’essenza dell’ascetismo, lo spostò dalla carne alla volontà. I suoi monaci avevano da mangiare a sufficienza e potevano dormire quanto bastava. Egli ridusse di circa due terzi gli uffici corali degli egiziani e mandò la comunità a lavorare nei campi per sette, otto ore al giorno (…). Uno degli intimi scopi di San Benedetto fu di purificare i cuori degli uomini mediante atti apparentemente semplici, ordinari, insignificanti: il destino comune, il lavoro giornaliero, il piccolo sacrificio di andare d’accordo con gli altri (…). Il vero contributo di San Benedetto alla civiltà europea non si vede nel fatto che i suoi monaci furono pionieri, costruttori, insegnanti, conservatori della cultura classica: attività da considerarsi soltanto quali insignificanti sottoprodotti della vita in comune, meravigliosamente semplice e cristiana, che veniva condotta nei primi monasteri benedettini. L’influenza e l’esempio di tale vita giovarono, più di ogni altra cosa, all’Europa che era stata invasa da successive ondate di tribù barbariche. Questa influenza e questo esempio tennero viva la fiamma della pace e dell’unità fra gli uomini in un mondo che sembrava lottare con il gelo della morte.
[Dom M. Louis (Thomas) Merton O.C.S.O. (1915-1968), Le acque di Siloe, trad. it., Garzanti, Milano 2001, pp. 37-41]