“La croce ci addita anche un altro prodigio: ci apre il paradiso. In questo giorno, in quest’ora Dio introduce colà il ladrone, raggiungendo così un duplice felice esito: l’apertura del paradiso e l’ammissione di un malfattore. Oggi Dio ci restituisce la nostra patria originaria, oggi ci riconduce nella città paterna e dona un’abitazione all’umanità intera.”
(S. Giovanni Crisostomo, De cruce et latrone hom. I)
«Maledetto l’uomo che confida nell’uomo»(1Ger 17:5)
Ciao clubbers, sono SirCliges e volevo riflettere con voi su questo.
Un videogioco è solo divertimento? Non può essere cultura “alta”, con contenuti educativi e perfino spirituali? Per smentire questo luogo comune, inauguriamo una serie di consigli videoludici per unire il didattico al dilettevole.
Bioshock, distribuito nel 2007, innesta nel genere “sparatutto” (il giocatore si muove con visuale in prima persona combattendo contro orde di nemici) una vera riflessione filosofica. Il protagonista, caduto in mare dopo un incidente aereo, trova un isolotto artificiale con un faro che contiene questo proclama:
il fondatore di Rapture ci dà un ateo e democratico benvenuto
Benvenuti a Rapture, segreta città sottomarina, collegata alla superficie da una batisfera-ascensore. La batisfera si immerge, e parte un messaggio registrato dal fondatore che esalta questa moderna Atlantide.
Rapture è la definitiva utopia umanista, incentrata sulla filosofia chiamata “grande Catena”…
Bakhita, che poi non si chiamava così, era una bambina nera che viveva in un villaggio africano e che a sei anni venne rapita dai mercanti di schiavi, e portata al mercato. Strappata dalle braccia della mamma e separata dai fratelli e dalle sorelle (aveva anche una gemellina), incatenata e frustata a sangue, è talmente impaurita che dimentica tutto, persino il suo nome e quello della sua mamma.
“the Catholic Church is for saints and sinners alone —for respectable people, the Anglican Church will do…”
Mi viene sempre più spesso in mente ciò che diceva Oscar Wilde: “La Chiesa Cattolica è solo per santi e peccatori – per le persone rispettabili va bene la Chiesa Anglicana”. Non è tanto importante naturalmente per la frecciatina verso l’ambiente vittoriano in cui lo scrittore era cresciuto (che ahimé aveva e ha parenti stretti in ambienti cattolici), ma perché ci richiama a rifiutare certi modi di pensare, certi atteggiamenti che a volte possono persino sembrarci virtuosi, ma non lo sono. Wilde ha proprio ragione: non c’è alternativa all’essere santi o peccatori, non c’è una via di mezzo, non è cristiano pensarlo e soprattutto ambire ad essa. Non siamo fatti per la mediocrità, né per l’essere santi “ma solo fino a un certo punto”, né per essere peccatori “ma non così tanto.” O…
“Gesù Cristo si manifesta ai Magi, come Signore sovrano nell’ordine sociale delle grandezze terrestri. Si manifesta come Re universale al livello dell’universo cosmico: una stella indica il luogo della sua nascita, egli cambia l’acqua in vino, e le pietre si creperanno al momento della sua morte.”
Il Sub tuum praesidium tradotto nell’arcaica lingua elfica creata da J.R.R. Tolkien: ORTÍRIELYANNA RUCIMME, AINA ERUONTARI, ALALYE NATTIRA ARCA·NDEMMAR SANGIESSEMMAN ONO ALYE ETERÚNA ME ILLUME ILYA RAXELLOR ALCARIN VÉNDE AR MANAQUENTA. Sub tuum praesídium confúgimus, sancta Dei Génetrix; nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus; sed a perículis cunctis líbera nos semper, Virgo gloriósa et benedícta. Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.
“La mia anima è un luogo bruttissimo; è sordida e malfamata; sin qui non ho amato che le perversioni; ha preteso dal mio disgraziato corpo la decima dei piaceri illeciti e delle indebite gioie; non vale molto, non vale nulla; tuttavia, se Tu mi soccorressi, penso che laggiù [alla trappa], accanto a Te, potrei umiliarlo (…) son disarmato se non mi vieni in aiuto.”
“I bambini guardavano adesso il volto del leone, mentre Aslan concludeva il suo discorso. E subito (non compresero mai come fosse potuto accadere) quel volto parve trasformarsi in un mare dorato nel quale loro navigavano. E furono investiti da una gioia e da una potenza tale che pensarono di non essere mai stati saggi, vivi, svegli, felici, prima di allora. E il ricordo di quel momento li ac-compagnò per tutta la vita, al punto che, fino a che vissero, ogni volta che erano tristi, arrabbiati o impauriti pensavano a quella felicità dorata, a quella profusione di bene, e l’impressione che tutto questo fosse ancora lì, vicino a loro, dietro l’angolo, quasi a portata di mani, li faceva sentire subito meglio.”
C.S. Lewis, Il nipote del mago, in Le cronache di Narnia.