Il leone Aslan e la Resurrezione

“– Oh, Aslan! – esclamarono entrambe fissandolo impaurite e contente al tempo stesso. – Non eri morto, allora, caro Aslan?
– chiese Lucy.
– Non lo sono più – rispose il leone.
– Non sei… non sei un… – domandò Susan con voce tremante. Non sapeva decidersi a dire la parola “fantasma”. Aslan si avvicinò, piegò un poco la testa e le diede una leccatina sulla fronte. Susan sentì il calore del suo fiato e quella specie di profumo che sembrava diffuso intorno a lui.
– Ti sembro un fantasma? – chiese Aslan.
– Oh, no! Sei vivo, sei vivo! – gridò Lucy, e tutt’e due si lanciarono verso di lui, ripresero ad abbracciarlo e accarezzarlo e coprirlo di baci.
– Ma cosa significa tutto questo? – chiese Susan quando si furono un po’ calmate.

Aslan rispose:
– Significa che la Strega Bianca conosce la Grande Magia, ma ce n’è un’altra, più grande ancora, che lei non conosce. (…)”

Il volto del Leone

“I bambini guardavano adesso il volto del leone, mentre Aslan concludeva il suo discorso. E subito (non compresero mai come fosse potuto accadere) quel volto parve trasformarsi in un mare dorato nel quale loro navigavano. E furono investiti da una gioia e da una potenza tale che pensarono di non essere mai stati saggi, vivi, svegli, felici, prima di allora. E il ricordo di quel momento li ac-compagnò per tutta la vita, al punto che, fino a che vissero, ogni volta che erano tristi, arrabbiati o impauriti pensavano a quella felicità dorata, a quella profusione di bene, e l’impressione che tutto questo fosse ancora lì, vicino a loro, dietro l’angolo, quasi a portata di mani, li faceva sentire subito meglio.”

C.S. Lewis, Il nipote del mago, in Le cronache di Narnia.